Si parla molto di stili di vita sostenibili, di sostenibilità ambientale, facendo riferimento alle azioni virtuose che ognuno di noi può compiere per limitare l’inevitabile danno recato dalla nostra presenza sul pianeta. Si parla anche di sostenibilità nell’accezione di sviluppo economico: dagli investimenti nelle energie rinnovabili alla produzione di generi alimentari nel rispetto dell’ambiente.
Pur essendo questi temi di sicuro valore e di grande interesse in questo momento storico, guardando la mia esperienza personale, sto riflettendo più che altro sulla sostenibilità come alla facoltà di vivere nel rispetto della propria vita nelle piccole scelte di tutti i giorni. Ovviamente il mio sguardo è rivolto con gratitudine al mondo delle piante per gli insegnamenti che ci possono offrire anche in questo ambito.
A ognuno di noi sarà capitata l’esperienza di vivere periodi insostenibili, in cui il nostro tempo è scandito dalla rincorsa di impegni di lavoro, famigliari e sociali, facendo lo slalom tra le bollette e i debiti, pensando che prendersi dello spazio per noi stessi sia uno spreco. Per certe persone questa condizione vitale è la norma. Se poi a tutto ciò si aggiungono pressioni di origine ambientale, come l’inquinamento o la frenesia di una grande città, l’esistenza potrebbe davvero sembrare una trappola nella quale ci si sente incastrati.
Prima di andare in corto circuito però vale la pena di ricordarsi che la nostra vita è in gran parte dipendente dalle nostre decisioni. Se si desidera vivere in modo più sostenibile, ossia essere realmente in grado di sostenersi, sentendosi autori delle proprie scelte, oltre a una buona dose di ottimismo e di voglia di fare, ogni tanto è necessario fermarsi e fare il punto della propria condizione, ponendosi delle domande.
Parto da me, condividendo la mia domanda: la vita che conduco è sostenibile? La mia è una riflessione molto personale: non dico che debba essere così per tutti. Penso che la sostenibilità inizi dal rispetto di sé: conducendo una vita in cui ci sia un equilibrio tra il proprio lavoro e le spese che si devono affrontare; vivendo altre esperienze oltre a lavorare per produrre reddito; trovando tempo anche per la lettura, i piccoli piaceri quotidiani, il tempo di qualità con le persone che si amano, con una certa lentezza; cercando sempre di sostenersi con la propria forza interiore senza disperarsi in caso di problemi, aiutando gli altri a fare lo stesso; avendo modo di creare una rete di amicizie e di solidarietà che possono essere fondamentali nel momento del bisogno.
Per rispondere alla domanda che ho posto, tutto sommato direi che sì, la mia vita è abbastanza sostenibile ma non sempre, credo di poterci ancora lavorare.
Penso che due fattori fondamentali nella creazione di una vita più sostenibile siano il tempo e la pazienza. Il tempo è necessario per sviluppare i nostri desideri e obiettivi, mentre la pazienza è fondamentale per non vivere nella fretta illusoria di doverli realizzare immediatamente.
Ed eccoci al mio momento preferito: quello in cui le piante ci vengono in soccorso portando il semplice esempio delle loro vite.
Osservando lo sviluppo di una pianta ci si rende immediatamente conto che la fretta non è contemplata. Il tempo della crescita e dello sviluppo, nei vegetali, è legato all’attesa del momento giusto. A volte si tratta di un periodo piuttosto lungo, come nel caso della famiglia botanica delle Fabaceae (i legumi, come fagioli, fave, cicerchie ecc…), i cui semi, grazie allo stato di latenza dell’embrione, possono rimanere vitali anche per anni se le condizioni ambientali non sono favorevoli alla germinazione. Questa facoltà del seme, detta dormienza, gli permette di riposare in attesa del momento più propizio per germinare, senza inutili sacrifici o irragionevoli sprechi di energia.
Riflettendo su questo chiarissimo esempio di sostenibilità naturale, possiamo comprendere quanto, per noi esseri umani, la pazienza e il saper rimanere in una condizione di attesa siano elementi essenziali per il successo e la riuscita di un futuro progetto o per il raggiungimento di una condizione di maggior benessere.
Non dico certamente che l’unico esempio da seguire sia quello di restare sempre in una condizione di attesa, anzi, talvolta è necessaria tempestività per cogliere immediatamente un’occasione e realizzare i propri obiettivi con un tempismo perfetto.
Per fare un altro esempio dal mondo vegetale si può pensare ai cosiddetti semi recalcitranti, ossia quei semi che non sono in grado di superare la fase di disidratazione come nel caso delle noci, delle castagne e delle ghiande che, se non riescono a germinare subito dopo essere cadute al suolo, potrebbero devitalizzarsi e morire velocemente.
La soluzione non sta nel nasconderci o nel rifuggire dai problemi e dalle avversità e nemmeno nel sacrificarsi incoscientemente affrontando qualunque avvenimento senza tenere conto della propria salute. Penso che una possibilità sia quella di cambiare il proprio punto di vista; sfidandosi ad agire, relazionandosi con le difficoltà; rimanendo sempre in ascolto di sé stessi e dei propri tempi fisiologici (per ognuno diversi). Solo rispettando se stessi si gettano le basi per una vita più sostenibile. Le piante questo lo fanno naturalmente, alternando sviluppo e latenza in un gioco di equilibri, mantenendo come obiettivi principali la sopravvivenza, lo sviluppo e la riproduzione.
Propongo un esperimento da fare in casa :
1) prendete un bicchiere di vetro trasparente (non colorato);
2) riempitelo di cotone idrofilo;
3) inserite tra cotone e vetro tre o quattro semi di legumi secchi (fagioli, piselli o cicerchie) che avrete precedentemente tenuto a mollo per mezza giornata;
4) bagnate il cotone in modo che rimanga umido ma non zuppo (ricordatevi che il cotone andrà bagnato ogni volta che si asciugherà perché dovrà essere sempre umido);
5) appoggiate il bicchiere con il suo contenuto accanto a un davanzale che non abbia fonti di calore (termosifoni) nelle vicinanze;
6) armatevi di tanta pazienza e desiderio di essere stupiti.
Nel giro di qualche giorno vedrete i primi movimenti della radichetta, poi la divisione dei due cotiledoni e la nascita delle prime foglioline. La vostra pazienza sarà ripagata da grande meraviglia. Sarà un’occasione per osservare quanto tempo è necessario alle plantule per crescere. Vedrete che per ognuna c’è un tempo diverso, a seconda delle condizioni di luce e di sviluppo individuale. Quando le piantine saranno sviluppate, provate con grande delicatezza a trasportarle in terra, in un vaso, e nel periodo primaverile mettetele all’aperto in posizione soleggiata. Potrebbe addirittura succedere che possiate assaggiare i vostri legumi prodotti in casa.
Questo piccolo esperimento, che viene proposto anche nelle scuole elementari, è un insegnamento importante. Ci permette di ritagliarci del tempo della nostra giornata per prenderci cura di una vita che sta nascendo. Essa ci insegnerà quanto sia naturale crescere ma anche quanto sia facile morire e che dunque si deve porre molta attenzione nel rispettare le sue esigenze vitali; nello stesso modo possiamo curare la nostra vita. Inoltre, quest’esercizio può diventare un’occasione di meditazione e di riflessione per fare il punto sul momento che stiamo vivendo. Ricordiamoci che quel tempo che stiamo dedicando allo sviluppo dei semi è un regalo che ci facciamo. Provate a cimentarvi in questo esperimento e, se vi fa piacere, raccontatemi quello che avete vissuto e come vi ha fatto sentire!
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