Continua la rubrica “Buone pratiche per un giardinaggio sostenibile” per aiutarvi a compiere scelte che non incidano negativamente sul bilancio ambientale, anche facendo giardinaggio. Questa volta ci alleniamo ad accogliere piante spontanee nei nostri vasi e giardini.
La lotta del giardiniere tra piante ornamentali ed “erbacce” è sempre una scelta (e può essere più sostenibile)
Da sempre esiste una strenua battaglia tra noi giardinieri e le piante infestanti. Questa lotta, della quale si dovrebbe già immaginare il vincitore (le piante ovviamente), ha portato all’invenzione di strumenti da lavoro davvero ingegnosi atti a estirpare, strappare, tagliare, vangare.
Nell’accanirsi in questa guerra contro le odiate erbacce si è arrivati addirittura al triste utilizzo di prodotti chimici molto nocivi per la salute umana, come il glifosato, sia in agricoltura che in giardino.
Il giardiniere consapevole, anziché radere al suolo qualsiasi pianta spontanea nelle vicinanze, sa creare spazi fruibili, utili a godersi il proprio giardino o terrazzo in modo ecosostenibile. Eliminare le erbacce in modo meccanico dai propri vasi o dal proprio giardino, è comunque un’azione inevitabile.
Spesso la concorrenza delle infestanti è davvero dura e radici, viticci, tralci, infiorescenze e foglie rischiano di soffocare le aiuole composte da piante erbacee o da piccoli arbusti.
Ma non dobbiamo per forza trattare tutte le piante che decidono di raggiungere i nostri vasi e i nostri prati come malerbe. Si tratta di scegliere. Una premessa importante: ricordiamoci che accogliere non significa lasciar fare tutto alla natura (leggi: abbandonare a se stessi il giardino o i vasi).
La scelta sta nel selezionare le piante che desideriamo accogliere e quelle che invece decidiamo di togliere.
Due criteri validi per decidere se tenere o meno una pianta cresciuta spontaneamente sono:
- L’estetica. C’è un particolare della pianta spontanea (il fiore, le foglie, il fusto) che ci piace?
- La posizione. Se la pianta cresce in un punto di passaggio, meglio estirparla.
In che modo accogliere piante spontanee in giardino o nei vasi sul balcone è un gesto di giardinaggio sostenibile?
Accogliere in giardino o nei nostri vasi piante spontanee, autodisseminatesi, portate dal vento o dall’acqua, o ancora dal ventre di un uccellino, significa:
- creare un corridoio biologico per la diffusione di alcune specie selvatiche;
- offrire a insetti pronubi nutrimento e ristoro grazie alle infiorescenze prodotte dalle piante
- incentivare e sostenere una maggior biodiversità;
- conoscere meglio le specie botaniche, le loro proprietà, le loro caratteristiche (se sono specie velenose o commestibili);
- Favorire lo sviluppo della vita in tutte le sue forme.
Guardare le erbacce con occhi nuovi
Durante il lockdown a causa della pandemia di Covid, c’è stato un momento in cui era in forse anche la possibilità di acquistare piante, terra o semi.
In molti mi avete scritto in quel periodo, condividendo sui social e mandandomi in privato foto di piantine cresciute nei vasi del vostro balcone. C’era molta gratitudine nelle vostre parole, un incanto simile a quello che provano i bambini.
In quel particolare momento siamo stati in grado di accogliere le piante spontanee, che normalmente definiamo infestanti, con uno sguardo nuovo:
- Ci siamo chiesti come possano essere giunte fin da noi.
- Abbiamo osservato forse per la prima volta le loro infiorescenze selvatiche.
- Abbiamo notato che farfalle e api ci venivano a far visita grazie alla presenza dei loro fiori.
- Ci siamo resi conto dell’incredibile resilienza e spinta vitale che posseggono le piante selvatiche.
Due piante che ho accolto tra i miei vasi sul terrazzo
Tra le piante che coltivo nei miei vasi sul terrazzo, mi piace accogliere piccole erbe spontanee dall’aspetto leggero, selvatico.
Durante il lockdown ho accolto ad esempio Geranium robertianum o Anthriscus sylvestris.
- Il Geranium robertianum è un piccolo geranio selvatico molto comune che mi piace tenere come stagionale. Quando diventa troppo grosso e inizia ad entrare in competizione con le altre piante, lo tolgo. Nel frattempo l’ho lasciato fiorire e andare a seme in modo che si possa diffondere altrove.
- L’Anthriscus sylvestris è il cerfoglio selvatico, un’Apiacea leggera, dalle foglie tripennatosette (detto semplice: la foglia è composta da tre punte), acuminate e morbide, e dall’infiorescenza a ombrella bianca, mellifera, attraente per api e insetti impollinatori. Guardarla crescere, leggiadra e ondulante, tra la Rosa “Knirps”, la Stachys lanata e la Buddleja nana “White Chip”, è una soddisfazione.
Un libro per approfondire il mondo delle piante vagabonde
Se non conoscete ancora l’opera di Gilles Clement vi consiglio vivamente di iniziare da
“Elogio delle vagabonde. Erbe, arbusti e fiori alla conquista del mondo”.
Il libro ci racconta la capacità delle piante di spostarsi e di colonizzare nuovi ambienti senza limiti e confini, se non quelli strettamente legati alla loro biologia.
Allenare la nostra capacità di accogliere: un esercizio di coaching in giardino
Provate a rispondere sinceramente a queste domande:
- Ho mantenuto la capacità di accogliere e di dire grazie al mondo vegetale che avevo sviluppato nel momento difficile della quarantena?
- Sono ancora in grado di guardare con gli stessi occhi la bellezza di un’infiorescenza di Fumaria officinalis o di qualche altra selvatica cresciuta in mezzo ai miei pelargoni?
- Sono capace di ospitare e gestire l’arrivo di un arbusto estraneo, e di integrarlo nello schema che ho deciso per il mio giardino?
Se a queste domande avete risposto no e desiderate continuare a mantenere una relazione con le selvatiche, ho solo un consiglio da darvi: studiate. Allenatevi anzitutto a riconoscere le piante selvatiche che crescono nel vostro giardino. Come? Iniziate da un testo semplice, utile per il riconoscimento, con immagini chiare che vi permettano di conoscere e di riconoscere le piante vagabonde. Ci sono libri fotografici molto belli anche specifici per ogni regione italiana. Oggi esistono delle App che facilitano l’identificazione di una pianta che non conosciamo, ma non sempre sono affidabili. Meglio affidarsi, invece, all’osservazione diretta della pianta sul campo per poi confrontarla con il manuale (online o cartaceo che sia). Solo conoscendo le piante potrete capire quali sono le loro esigenze, quali altre specie potete affiancare loro creando consociazioni. Ricordatevi che le piante spontanee sono degli ottimi indicatori del terreno, per cui la loro presenza vi fa capire quali altre piante possono vivere in quel punto, aiutandovi nella scelta del luogo ideale come dimora per le piante che acquisterete in vivaio.
Se avete bisogno di una mano, possiamo lavorare insieme in sessioni di lavoro dal vivo oppure online.
4 risposte a “Imparare ad accogliere le piante spontanee: buone pratiche per un giardinaggio sostenibile”
Una meraviglia! Hai messo nero su bianco idee che non sarei riuscita ad esprimere in modo migliore. Io nei miei vasi (purtroppo non ho un giardino) lascio crescere ogni cosa che so vuole aggiungere, ed alcune mi sorprendono e le preferisco alla pianta “nobile”. Da anni la cimballaria muralis sta crescendo ovunque, lascio crescere anche 2 simpatici grilli verdi che mangiucchiano un po’ di foglie senza uccidere le piante…insomma sono per il mix, la tolleranza, l’elogio del diverso!
Viviana grazie mille! Non è semplice decidere di accogliere le specie spontanee. Soprattutto per una questione di educazione a quello che dovrebbe essere il giardino che ci è stata tramandata. Come scrivo nell’articolo ovviamente il giardino o il terrazzo sono luoghi creati dall’uomo, in cui la mano dell’uomo deve compiere scelte. Quindi in qualche maniera le erbe spontanee verranno un po’ contenute. Però credo che si debba riflettere sulla bellezza delle selvatiche e su quanto possa essere importante lasciar loro uno spazio. Infine credo che alla base di tutto ci sia la conoscenza. Conoscere le piante selvatiche ci permette di compiere scelte sensate sia nell’accoglienza che nell’estirpare.
Tre anni fa pubblicai un libro di Giardinaggio e Filosofia del Giardinaggio dal titolo “Il Manuale del Giardino Naturale”, che chiunque può trovare in Amazon. Fa davvero piacere incontrare in rete altri giardinieri e bravi professionisti che condividono. in pieno la mia filosofia sul giardino e sulla Natura. Se cresceremo di numero forse potremo cambiare il mondo !
Grazie mille Tarcisio, interessantissimo il tuo libro, non lo conoscevo ma vado subito ad approfondire. Sono d’accordo con te sul fatto che più numerosi saremo prima cambieremo il modo di vivere il giardinaggio.