Continua la rubrica “Buone pratiche per un giardinaggio sostenibile” per aiutare a compiere scelte che non incidano negativamente sul bilancio ambientale, anche facendo giardinaggio. Premetto che, in quanto esseri umani, ogni nostra attività ha un impatto ambientale. Non ho la presunzione di essere un purista nei suggerimenti che offro, ma desidero dare delle indicazioni di massima che io in prima persona mi diverto a seguire nella mia attività, per cercare di minimizzare l’impatto del mio lavoro a livello ambientale. Conoscere la propria pianta è un gesto ecologico. Talvolta ci troviamo di fronte all’impulso di acquistare proprio quella pianta che ci piace, ma non teniamo conto delle caratteristiche del luogo in cui verrà ospitata, ossia casa nostra, il nostro terrazzo, il nostro giardino. L’acquisto impulsivo per quanto riguarda gli esseri viventi (piante e animali) è sempre da evitare. Anzitutto dobbiamo riconoscere che ogni specie botanica ha necessità specifiche: esposizione solare, substrato, esigenze idriche. Se queste poche necessità non vengono rispettate il rischio è di dover intervenire con dosi massicce di anticrittogamici e antifungini (facilmente antiecologici e dispendiosi) o addirittura di incorrere nella morte della nostra amata pianta. Migliaia di piante ogni anno muoiono perché chi le acquista non le conosce e quindi non sa come curarle. Quali sono le esigenze delle piante che è fondamentale conoscere per una buona pratica di giardinaggio sostenibile? 1) Conoscere il nome della pianta Sembrerà una banalità ma prima di tutto bisogna conoscere il nome delle piante che stiamo acquistando. Questo ci permette di capire quali sono le esigenze della pianta che ci piace tanto e, di conseguenza, se il luogo in cui la accogliamo è adatto. Non immaginate quante persone acquistino una pianta senza prestare attenzione al nome, mosse dalla comprensibile attrazione, dall’aspetto affascinante della pianta, che colpisce il loro gusto e la loro fantasia. Mi