Molto spesso mi sono ritrovato a pensare che il mio giardino preferito è quello spontaneo, selvatico, quello che non ha bisogno della mano dell’uomo, anche se parlare di mancanza di intervento umano nella natura che ci circonda è sempre un po’ illusorio. Questo perché la relazione che ci lega con il mondo vegetale e con l’ambiente naturale circostante è assolutamente inscindibile. Penso ai prati di collina o di montagna che apparentemente sembrano essere ecosistemi autonomi e naturali mentre spesso sono soggetti a interventi umani come lo sfalcio, la pastorizia, lo sfruttamento agricolo o la realizzazione di balle di fieno.
Qualche giorno fa, passeggiando tra le colline torinesi, in uno dei rari sprazzi di luce tra le continue piogge di questo periodo, mi sono imbattuto in un prato da sfalcio alla luce del tramonto. L’erba alta e le specie botaniche che si alternavano creavano un magnifico insieme che ricordava quasi un dipinto impressionista (vedi la foto dell’immagine in evidenza). Tra le fioriture spontanee che spiccano in questo periodo sono degne di nota Dactylis glomerata L. (Poaceae), Leucanthemum vulgare (Vaill.) Lam. (Asteraceae), Salvia pratensis L. (Lamiaceae). Questi fiori, per quanto incantevoli, sono piuttosto comuni nei prati del torinese. Eppure basta spostarsi di poche decine di chilometri e recarsi tra le colline ai piedi delle Prealpi biellesi per imbattersi in alcune fioriture più difficili da osservare.
Nei prati soleggiati ai piedi delle montagne biellesi, caratterizzati da una maggiore biodiversità, tra le specie più comuni si possono osservare: Polygala nicaeensis (A. Kern.) Graebn. (Polygalaceae) e la sua parente stretta Polygala vulgaris L. (Polygalaceae), Lychnis flos-cuculi L. (Caryophyllaceae), Knautia drymeia subsp. centrifrons (Borbás) Ehrend. (Caprifoliaceae) e Lotus corniculatus L. (Fabaceae). E’ una festa di forme e colori che ci invita a riflettere sulla forza di piante che non hanno certo bisogno di impianti di irrigazione o di concimazioni per poter crescere baldanzose.
I prati che ho fotografato per questo post sono caratterizzati da un substrato arricchito naturalmente da una buona presenza di acqua, dalla pacciamatura naturale dovuta allo sfalcio, da una grande ricchezza di specie botaniche (alcune delle quali azotofissatrici come Lotus corniculatus e altre Fabaceae) e, non ultima, dalla presenza degli animali d’allevamento e dei loro escrementi. Ciò nonostante, molte specie che caratterizzano questo ambiente sarebbero facilmente adattabili ai prati dei nostri giardini o a vasche e vasi dei nostri terrazzi: potrebbero attecchire con successo dedicando loro alcune attenzioni in più; sostanzialmente, conoscendole.
Tutta la ricchezza vegetale spontanea di quello che io chiamo “giardino diffuso”, ossia i prati, i campi, i boschi ma anche le aiuole degli spartitraffico tra le carreggiate delle strade che percorriamo in auto, può essere uno spunto di riflessione per aiutarci a capire quali specie botaniche potremmo inserire nelle aiuole e nei vasi a casa nostra.
Attenzione, non sto dicendo che si debba andare in giro per prati a sradicare piante (che potrebbero essere a rischio d’estinzione) per portarsele a casa sistemandole nel proprio giardino. Quello che voglio dire è che esistono vivai specializzati nella produzione di erbacee perenni che propongono piante strutturalmente molto robuste, simili a quelle selvatiche. In molti casi, le specie proposte sono cultivar di specie botaniche che crescono in natura vicino a casa nostra, come nel caso di Salvia nemorosa “Caradonna” L. (Lamiaceae), molto resistente alla siccità, in fiore da maggio a ottobre, molto simile alla specie botanica (in Italia probabilmente avventizia) che, per esempio, cresce nei campi del Piemonte in compagnia di Salvia pratensis L. (Lamiaceae). Ho proposto Salvia memorosa in diversi lavori di allestimento, con grande soddisfazione dei miei clienti. Io stesso sono un appassionato sostenitore di questa specie dall’infiorescenza di un viola sontuoso, tanto da averla alternata ad altre erbacee e graminacee in alcune vasche sul mio nuovo terrazzo esposto in pieno sud. Quest’anno ha deciso di fiorire già a fine marzo, una soddisfazione!
Un altra varietà davvero interessante, simile alla specie botanica, è Lychnis flos-cuculi “Jenny”, adattissima a un’esposizione in pieno sole, anche se il terreno va mantenuto fresco d’estate. Il fiore doppio la rende più appariscente della specie che si incontra in natura, elemento non trascurabile, viste le sue piccole dimensioni.
Sono innumerevoli le possibilità di inserire queste piante nel contesto del proprio giardino. Le erbacee perenni e annuali, anche in piccoli vasi appesi sul balcone in ambito urbano, sanno regalare molta leggerezza, poesia e un tocco di colore.
Un altro aspetto che mi piace dell’utilizzo delle specie botaniche presenti anche in natura è senza dubbio la capacità di alcune di queste piante di riprodursi e disseminarsi creando nuovi angoli fioriti selvatici nei luoghi più insospettabili. Adottando alcune Lycnis, Knautia, Leucanthemum o Papaver potremmo contribuire ad un arricchimento della biodiversità che ci circonda, soprattutto se scegliamo di acquistare specie che stanno scomparendo dal nostro territorio.
Camminando per le strade bianche del biellese spesso si attraversano aree boschive. Mantenendo la stessa idea di osservare le specie botaniche in natura per capire quali potrebbero adattarsi ai nostri spazi privati, con una camminata tra i boschi si può riflettere su quali piante inserire in un giardino o un terrazzo, anche all’ombra. Così, anche per specie come Polygonatum multiflorum (L.) All. (Asparagaceae), Lamium maculatum L. (Lamiaceae), Geranium nodosum L. (Geraniaceae) esistono delle corrispettive varietà riprodotte nei vivai. Si tratta spesso di specie affini, di cui vengono rese più evidenti le caratteristiche “ornamentali”, come nel caso di Polygonatum falcatum “Variegatum”, Lamiastrum galeobdolon “Florentinum”, Geranium pyrenaicum “Bill Wallis”.
Consiglio vivamente agli appassionati di piante e fiori, senza una grande preparazione botanica, di uscire di casa e affrontare piccole passeggiate all’insegna del riconoscimento delle specie botaniche, anche in città, magari accompagnati da un buon testo di supporto come, per esempio, “Erbe di città-Flora urbica” (Giovanni Appendino, Riccardo Luciano, Renzo Salvo, ed. Araba Fenice). Inizialmente si riconosceranno il trifoglio, la margherita di campo e la gramigna e, piano piano, si potrà affrontare un panorama sempre più ampio di specie. Il tempo e la passione saranno di aiuto e assicuro che si raggiungeranno risultati insperati.
Segnalo alcuni vivai specializzati in erbacee perenni che potrebbero essere di interesse: Erbaio della Gorra, Vivai Priola, I Giardini dell’Indaco, Vivaio Angelo Paolo Ratto, Vivaio Millefoglie, Il posto delle Margherite, Il Peccato Vegetale, Il Giardino della Moscatella.
6 risposte a “Il "giardino diffuso" spontaneo, uno spunto di riflessione per i nostri giardini e terrazzi”
complimenti per l’articolo e le splendide fotografie!
Grazie mille Francesco, complimenti a te per la tua costanza nel postare sempre articoli interessanti e appassionati.
Che bella camminata, questa mattina!
Alcuni fiori ci sono così familiari che, a volte, capita di dimenticare quanto sono belli.
E poi scoprire i loro nomi “esotici” dà loro un alone di mistero. Quasi, quasi, li guardi diversamente.
Grazie, Paolo, e buona domenica
Grazie Lilia, è proprio così, per me è importante cambiare lo sguardo. Non lasciarci condizionare dall’abitudine e approfondire guardando più a fondo. Soprattutto perché dall’osservazione delle piante in natura possiamo imparare come si comportano anche quelle che ospitiamo a casa nostra.
Grazie mille di avermi inclusa tra i vivai di interesse!
Valeria, ci mancherebbe. Trovo il tuo lavoro di ricerca e di proposta di specie e varietà accurato e accorato 😊! Non vedo l’ora di poterti venire a trovare in vivaio! Ciao